sabato 3 marzo 2012

Il mio dono più grande













Cosa accadrebbe se volessi andare?

Ridendo in faccia alla vita,

lasciandomi alle spalle tutto ciò che è stato.

È possibile?

Se crollassi a terra,

senza più riuscire a respirare,

Cosa faresti tu?

Se volessi combattere?

Per tutto il resto della vita.

Cosa faresti?

Avevi detto che mi avresti dato di più.

È tutto ciò che sto aspettando.

Non sto scappando da te.

Non voglio farlo.



Lo zio diceva sempre che la poesia fa bene all’anima, che, per quanto tu possa non accorgertene, ti penetra dentro e la trascina fuori. È un viaggio verso una meta sconosciuta, eppure fin troppo frequentata. E per questo va rispettata. Trattata con dolcezza e delicatezza.

Ripeteva in continuazione che non esiste un lettore migliore di colui che sa andare oltre se stesso e, oltre se stesso, sa vedere e riconoscere le diverse sfumature dei versi.

Le parole per lui erano molto importanti.

Forse era per questo che parlava, parlava, parlava…



Ho chiuso con me stesso,

solo per lasciarmi lo spazio di un ultimo respiro.

Il tuo amore valeva questo.

Eccomi, dunque.

Su un piatto d’argento.

Avrei dovuto tentare ancora

Ma nulla sembrava in grado di cambiare.

Perché?

Ti sei mai domandato perché?



Avrebbe parlato per ore intere, per giorni interi. Con la sua solita voce calma, calda, tranquilla. Con quel tono assillante, melenso. Era il suo mestiere: incantare la gente con discorsi intricati. Avrebbe potuto vendere frigoriferi agli esquimesi, senza alcun problema. Gli bastava poco.

Un sorriso.



Ho perso me stesso cadendo,

non combattendo tutto ciò che hai voluto.

È stata tutta una bugia.

E così ho finito per piangere la mia disperazione.

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