lunedì 5 marzo 2012

La nascita di un poeta _ Patrick Galvin

CANZONE
PER UN POVERO RAGAZZO


Ricordo il principio.
Le pareti rosee e ambrate della pancia di mia madre e poi la luce fioca.
La stanza era grigia. E le mie parole, mentre venivo espulso in questo mondo, furono: "Ritornerò!".
Quando mio padre venne informato di questa dichiarazione piuttosto inattesa da parte di un bimbo ancora attaccato al cordone ombelicale, disse: "Questo ragazzo sarà un poeta".
Mio padre non sapeva che lo ero già.
Mentre me ne stavo nel confortevole grembo materno, avevo già scritto alcune delle poesie in lingua inglese, per non parlare di quelle in greco e in latino. Mia madre non era consapevole di tutta quell'attività che si svolgeva nel suo corpo. Se l'avesse saputo, non avrebbe avuto così fretta di darmi alla luce.
Mia madre rispettava i poeti. Sapeva che avevano bisogno di calore, di tenerezza e di comprensione e sapeva che quelle erano cose che sarebbero scarseggiate in Margaret Street.
…Guardai mio padre e mi strinsi forte a mia madre. Il suo respiro era caldo. La sua bocca era delicata e, nonostante i rimpianti, sentii che ci sarebbero state delle compensazioni. Tanto per dirne una, sarei stato allattato al seno, e per anni. I poeti ci guadagnano con l'allattamento al seno. La nostra letteratura deve molto a questa pratica.
Mi feci più vicino.
Mi vedevo scrivere poesie sull'allattamento al seno e dedicarle a tutte le mamme del mondo.
Morsi forte e mi presi subito una pacca sul sedere.
La sculacciata mi provocò un'amnesia.
Dimenticai di essere un poeta e mi ci vollero ventitré anni per riscoprire la mia vera vocazione.

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